giovedì 27 dicembre 2012

Accendere un fiammifero

Qualcuno scriveva con molte ragioni a suo favore che “accendere un fiammifero vale infinitamente di più che maledire l’oscurità”. Noi possiamo aggiungere una ragione in più che proviene da una buona notizia fresca e profumata come il pane di giornata. A distanza di più di un anno da quando ha preso forma l’idea di provare ad avere una macchina ecografica a Babonde per cercare di attrezzare l’ospedale locale sprovvisto di quasi tutto, se paragonato ai nostri standard occidentali, ebbene oggi possiamo dire di esserci riusciti.
Grazie al dono fattoci dalla Casa di Cura di Abano Terme, al dott. Nicola Petruzzi e alla sua staff, grazie a tanti amici che hanno bene impacchettato il regalo che, viste le date, si manifesta pienamente come dono natalizio, dopo il lunghissimo e rischioso viaggio (un altro ecografo era stato rovinato qualche anno fa durante il trasporto), e dopo un primo test di collaudo... ebbene finalmente oggi possiamo cantare vittoria. Funziona e funziona bene, lo schermo, le tre sonde, i differenti comandi. A provarlo è stata la dottoressa Mariana, rumena, a Babonde in questi mesi assieme alla missione di Medici senza Frontiere... si occupa di malnutrizione in questi giorni, specialista in nefrologia assieme a M.S.F. è già stata in Irak, ma – dono su dono – è specialista anche nella manipolazione della macchina ecografica. Io mi offro come cavia, un pò di gel... e la carotide appare sullo schermo con regolari pulsazioni, un altro pò di gel ed ecco il rene ed il fegato, infine le pulsazioni cardiache... sistole e diastole... le tre sonde, i componenti più delicati e preziosi, sono pienamente funzionanti. Grazie ai tanti ci siamo riusciti stavolta!
Non siamo ancora all’ospedale, per il momento rimaniamo in un locale della missione poichè occorrerà creare lo spazio adatto per sistemare la macchina e pensare a come fornire l’energia elettrica necessaria, fortunatamente il consumo di corrente non è troppo elevato. Occorrerà inoltre formare qualche infermiere per utilizzarla, da oramai diversi mesi siamo rimasti senza dottore. La dottoressa Mariana resterà a Babonde ancora per un mese ed occorre necessariamente approfittarne in fretta per addestrare qualcuno del posto. Le autorità sanitarie di Pawa ad una cinquantina di chilometri da qui non dovrebbero porre ostacoli anche se qualche “gelosia” potrebbe nascere. Le sfide non sono terminate, compresa quella non secondaria dei roditori che per vocazione si incaricano di rovinare i circuiti elettrici non protetti, ma possiamo affermare con soddisfazione che se “il più piccolo gesto di bontà legittima la speranza”, in questa aurora del 2013 noi ne abbiamo fatto una piccola scorta.


Vedi il post 
http://karibubabonde.blogspot.it/2011/12/ecografo.html 

domenica 16 dicembre 2012

Pace in terra


Quando nel racconto della nascita di Gesù gli angeli intonano il canto “Gloria a Dio nei cieli e Pace in terra agli uomini”, ebbene il messaggio è chiaro: la pace è per la terra, è per stare in terra e per essere costruita in terra. Certo questa pace è un disegno di Dio ed è una provvidenza di Dio: lui ci mette pesantemente la sua mano, ma in un ruolo da protagonista l’uomo, insieme a Dio, è invitato e chiamato ad essere artefice della propria pace e di quella degli altri: ecco che il Figlio di Dio si fa uomo, ecco che chiama degli uomini a stare con lui e a collaborare alla costruzione del suo ‘regno’. C’è una grande comunicazione ed interscambio tra due universi che non devono mai essere separati.


In questi giorni mi capita tra le mani l’immagine (in internet) della bandiera nazionale. Non so chi ha scelto o composto colori e disegno del simbolo della Repubblica democratica del Congo, con quali intenzioni o significati, io vorrei interpretarla alla luce del Natale, scusandomi per questo indebito sconfinamento.
Uno sfondo azzurro come se fosse il piano di Dio, una stella come se fosse quella cometa che guida alla grotta di Betlemme, una banda diagonale rossa e gialla come se fosse la scala di Giacobbe che mette in relazione l’alto ed il basso, il cielo e la terra e permette il passaggio e lo scambio, il reciproco incontro ed assenso (quelli di Maria e del Figlio dell’Uomo), la reciproca fiducia e l’avventura in un medesimo progetto.
Lo so che il paragone è un pò ‘tirato’ e tuttavia è più che mai necessario accostare se non addirittura compenetrare il mistero del Natale al mistero del Congo (RdC) se si vuole mantenere e nutrire la speranza.
E’ quest’anno il sesto Natale che vivo a Babonde, all’interno di un paese ricco di risorse, ricco di entusiasmo, di vita e di giovinezza. Tutto dovrebbe dire che il cambiamento, lo sviluppo, il miglioramento delle condizioni di vita, della democrazia, dei servizi sociali, delle infrastrutture è a portata di mano, visibile e constatabile, in progressione esponenziale. Ed invece poche rare realtà sembrano muoversi nella buona direzione, la maggior parte delle altre stagnano o si attorcigliano su se stesse vittime di sfruttamenti, corruzioni, impunità, silenzi, accaparramenti, ingiustizie palesi... gli esempi sarebbero infiniti su piccola o grande scala a livello istituzionale e strutturale come a livello familiare o personale. Chi costruirà la propria e l’altrui pace se non chi accoglierà il mistero del Natale, provvidenza di Dio ed impegno per l’uomo? Comunicazione dell’alto e del basso, reciproca collaborazione, coartefici della propria ‘salvezza’, guidati da una stella.
Non manca la speranza nella Repubblica democratica de Congo, anzi, c’è forse il difetto che questa sovrabbondanza di speranza sia il più sovente riposta su di una salvezza che avviene unicamente dal di fuori senza passare per la storia di tutti i giorni, senza passare attraverso il lavoro di tutte le braccia, la collaborazione di tutte le mani, il cambiamento di tutti i cuori e le menti.
“Pace in terra agli uomini”, la pace è per la terra, ed è consegnata nelle mani dell’uomo. L’uomo di fede, contagiato dalla speranza, non potrà mai rassegnarsi, mancare di una stella o di una visione, ridursi cinicamente al “salvarsi da solo” poichè non potrà mai dire: “tutto è perduto e senza speranza di cambiamento”. Buon Natale allora agli uomini in terra che Dio ama; e buon Natale alla Repubblica democratica del Congo.